Dr.ssa Rosanna Sarli - Specialistica - Cognitivaroma.it

Dr.ssa Rosanna SARLI
Psicologa e Psicoterapeuta
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Aree d'intervento
Al fine di garantire la continuità delle prestazioni le sedute sono effettute on-line.
Dr.ssa Rosanna Sarli - Psicoterapia Cognitivo Comportamentale Costruttivista
La dr.ssa Sarli, nelle proprie sedute di psicoterapia, utilizza un approccio cognitivista ad orientamento costruttivista, instaurando con il paziente un rapporto di reciprocità emotivamente significativo. Con tale modalità, l'individuo può sperimentare approcci più flessibili per ampliare le proprie capacità di ricerca del significato e del senso di sè.
Tramite un percorso strutturato, il paziente raggiunge una maggiore stabilità psicoemotiva che gli consente di affrontare le situazioni difficili o negative con maggiore adattabilità.
Dr.ssa Sarli Rosanna - trattamento del disagio adolescenziale
Di seguito vengono elencati gli ambiti di intervento:

DISTURBI DELL’UMORE
I disturbi dell’umore sono un insieme di sindromi definite “disturbi affettivi”.
Tali patologie sono tra loro piuttosto differenti e caratterizzate da sintomi specifici. Una caratteristica comune è l’alterazione patologica del tono dell’umore, che produce nell’individuo un forte disagio psicologico e interferisce nel buon funzionamento sociale e interpersonale.
I disturbi dell’umore sono di solito distinti in disturbi depressivi (depressione unipolare) e disturbi bipolari.

I disturbi depressivi sono caratterizzati da umore depresso, accompagnato da:
  • Sensazione che nulla valga la pena di essere vissuto;
  • Sentimenti di tristezza profonda e costante senso di apprensione;
  • Tendenza alla chiusura e all’isolamento;
  • Mancanza di interesse nelle attività di tutti i giorni;
  • Disturbi dell’appetito e del sonno;
  • Diminuzione o assenza del desiderio sessuale.

I disturbi depressivi bipolari sono invece caratterizzati dall’alternarsi di episodi depressivi a periodi in cui l’umore è marcatamente euforico, associato ad:
  • Eloquio rapido;
  • Elevata autostima;
  • Diminuita necessità di dormire;
  • Aumento dell’attività in ambito professionale, sociale e sessuale;
  • Ideazione veloce;
  • Difficoltà a mantenere la concentrazione.

I disturbi dell’umore rappresentano una patologia molto diffusa tra la popolazione generale.
Le ipotesi che vengono formulate per spiegare cosa concorra a generare i disturbi dell’umore sono ipotesi biologiche e psicologiche; le prime si basano sul presupposto che alcuni soggetti siano più vulnerabili dal punto di vista biochimico oppure presentino alterazioni dei neurotrasmettitori. I modelli che ipotizzano cause psicologiche, invece, hanno sottolineato il ruolo centrale delle rappresentazioni mentali “negative e di perdita” che l’individuo ha di se stesso, degli altri o della realtà, le quali finiscono per condizionare pensieri e comportamenti. Inoltre, alla base di tali teorie c’è la convinzione che l’affetto e il comportamento dell’individuo sono in larga misura determinati dal modo in cui questi struttura la propria visione del mondo e di se, sulla base di come ha costruito tale visione a causa dei propri vissuti ed esperienze pregresse.
La psicoterapia, pertanto, è estremamente importante ai fini di affrontare i disturbi dell’umore e prevenire le recidive.
Nella terapia cognitiva ad orientamento costruttivista, il ruolo che il sintomo ha rivestito nella storia pregressa e in quella attuale dell’individuo, oltre che nei processi di conservazione dell’identità personale, è di importanza fondamentale.
DISTURBI D’ANSIA E FOBIE
L’ansia è uno stato connaturato nell’individuo che permette un’attivazione fisiologica di fronte a situazioni di pericolo o ritenute fondamentali per la sopravvivenza.
Si tratta di una reazione di adattamento dell’organismo caratterizzata da una serie di reazioni neurovegetative, come l’aumento del battito cardiaco e della frequenza del respiro o della sudorazione, ed ha la funzione adattativa di mantenere lo stato di attenzione più elevato, migliorando e rendendo più efficaci le nostre prestazioni.
Parliamo di disturbo d’ansia, invece, quando siamo di fronte ad una condizione patologica e il livello di attivazione e di allerta sono eccessivi, sproporzionati di fronte allo stimolo che li ha causati.
FOBIA SPECIFICA
La fobia è una paura intensa, sproporzionata e specifica nei riguardi di un oggetto, un animale o una situazione, di un evento sociale il cui contatto determina una forte reazione di angoscia e fuga. Chi ne soffre tende a mettere in atto strategie difensive, come l’evitamento.
Il soggetto riconosce razionalmente che la propria paura rispetto all’oggetto/situazione è abnorme e sproporzionata; tuttavia, questa analisi non gli consente di esercitare un controllo efficace sulle fobie.
DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA
Si tratta di una forma di ansia persistente, quasi impossibile da controllare, che fa sentire il soggetto costantemente preoccupato, inquieto, irrequieto, affaticato e con difficoltà a concentrarsi; altri sintomi peculiari sono senso di irritabilità, tensione muscolare e alterazioni del ritmo sonno-veglia.
DISTURBO D’ANSIA SOCIALE (FOBIA SOCIALE)
Si tratta della forte ansia o paura di fronte a situazioni sociali in cui si è esposti al giudizio altrui.
Le situazioni fonte di paura possono essere: interazioni sociali, situazioni in cui si è sottoposti ad osservazione o situazioni che richiedono una prestazione.
Il soggetto teme che la sua ansia manifestata sarà valutata negativamente e vive uno stato di imbarazzo e umiliazione.
DISTURBI DA ATTACCHI DI PANICO
Si tratta di episodi brevi, ma percepiti come episodi di angoscia acuta che, una volta terminati, lasciano il soggetto stanco e spossato.
Tali episodi sono solitamente caratterizzati da sintomi fisiologici come tachicardia, tremore, fame d’aria, soffocamento, vertigini, senso di morte imminente.
Gli attacchi di panico possono essere spesso ricorrenti, tanto da far sviluppare nel soggetto che ne soffre una sorta di ansia anticipatoria. A tal punto, la paura della paura può favorire lo sviluppo di un circolo vizioso di ansia, compromettendo la qualità della vita del soggetto che ne soffre.
DISTURBI PSICOSOMATICI
La psicosomatica è una branca della medicina e della psicologia che studia i legami tra i fattori psicologici e quelli fisiologici nell’origine e/o nel mantenimento delle malattie.
I disturbi psicosomatici possono essere considerati vere e proprie malattie, le quali comportano danni a livello organico e sono causate o aggravate da cause emotive.
Il sistema nervoso autonomo viene coinvolto e produce sintomi psicosomatici, i quali rappresentano una sorta di risposta di tipo vegetativo al disagio psichico o allo stress.
Emozioni negative come la rabbia, il risentimento, la paura possono mantenere il sistema simpatico in un continuo stato di eccitazione e il corpo in una condizione di allerta e di emergenza continua, per un tempo talmente lungo da non risultare tollerabile per l’organismo.
L’angoscia, quindi, può mantenere il sistema nervoso autonomo in uno stato di attivazione persistente, con la conseguenza di provocare danni agli organi più deboli.
Disturbi psicosomatici possono manifestarsi nell’apparato circolatorio (tachicardia, cardiopatia ischemica, aritmie, ipertensione essenziale), respiratorio (asma branchiale, sindrome iperventilatoria), urogenitale (impotenza, eiaculazione precoce, anorgasmia, enuresi), nel sistema cutaneo (psoriasi, dermatite psicosomatica, acne, sudorazione profusa), nel sistema muscolo scheletrico (cefalea tensiva, stanchezza cronica, artrite, fibromi algia), nell’apparato gastrointestinale (gastrite psicosomatica, colite spastica psicosomatica, ulcera peptica).
Nella depressione e in quasi tutti i disturbi d’ansia sono presenti sintomi psicosomatici, ma esistono disturbi psicosomatici veri e propri, in assenza di una sintomatologia psicologica, che rendono più difficile al soggetto imputare il malessere fisico ad una problematica di tipo psicologico.
DISTURBI DI PERSONALITÀ
I disturbi di personalità non sono caratterizzati da particolari sintomi o sindromi, come per esempio gli attacchi di panico o la depressione, bensì dalla presenza rigida ed esasperata di alcune caratteristiche di personalità. Per “personalità” si può intendere l’insieme di tratti stabili o di caratteristiche che vanno a connotare la modalità con la quale ciascuno di noi percepisce, risponde, pensa a ciò che accade.
Potremmo dunque dire che la personalità è il modo stabile che ciascuno di noi si è costruito, con i propri vissuti a partire dall’infanzia, di entrare in relazione con la realtà e gli altri.
I tratti che la compongono finiscono con l’essere le tipiche caratteristiche del proprio stile di rapporto interpersonale: alcuni esempi possono essere il tratto della sospettosità, o della seduzione, oppure della dipendenza dagli altri.
Tali tratti, normalmente, devono essere sufficientemente flessibili a seconda delle circostanze: in alcuni momenti sarà più funzionale essere dipendenti, in altri più seducenti o al contrario sospettosi.
I disturbi di personalità sono caratterizzati, al contrario, dalla rigidità e dalla presentazione inflessibile di tali tratti, anche nelle situazioni meno opportune.
Di solito, tali tratti sono così automatici nel loro riproporsi, così consueti e stabili che l’individuo non ha la consapevolezza di mettere in atto comportamenti rigidi e inadeguati; a questo segue, puntualmente, la reazione negativa degli altri nei propri confronti, facendolo sentire sempre vittima della situazione, inadeguato e alimentando fortemente, così, il disturbo di personalità.

I disturbi di personalità si possono catalogare, secondo la più diffusa classificazione psicopatologia, in tre categorie.
1. DISTURBI DI PERSONALITÀ CARATTERIZZATI DA COMPORTAMENTO BIZZARRO:
  • DISTURBO PARANOIDE DI PERSONALITA’: chi ne soffre tende a interpretare in maniera sospettosa il comportamento degli altri, considerandolo malevolo;
  • DISTURBO SCHIZOIDE DI PERSONALITA’: chi ne soffre non ricerca il contatto con gli altri, preferendo uno stile di vita distaccato e riservato;
  • DISTURBO SCHIZOTIPICO DI PERSONALITA’: è presentato di solito da individui eccentrici nel comportamento, i quali hanno scarso contatto con la realtà e danno rilevanza ad intuizioni magiche.

2. DISTURBI DI PERSONALITÀ CARATTERIZZATI DA ALTA EMOTIVITÀ:
  • DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALIT
    À
    : solitamente chi ne soffre presenta una marcata impulsività ed una forte instabilità sia nelle relazioni interpersonali, sia nell’immagine che ha di se stesso, oscillando tra posozioni estreme;
  • DISTURBO ISTRIONICO DI PERSONALIT
    À
    :
    chi ne
    soffre tende ad attirare l’attenzione degli altri con modalità seduttive e a mostrare in modo marcato e teatrale le proprie emozioni;
  • DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALIT
    À
    :
    ch
    i ne soffre percepisce se stesso come il migliore di tutti, tende a ricercare l’ammirazione degli altri e a pensare che ogni cosa gli sia dovuta proprio in virtù della grande importanza che si attribuisce;
  • DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALIT
    À
    : si tratta di soggetti che non rispettano in alcun modo regole e leggi, con la tendenza a violare i diritti degli altri e privi di sensi di colpa per i crimini commessi.

3. DISTURBI DI PERSONALITÀ CARATTERIZZATI DA FORTE ANSIETÀ:
DISTURBO EVITANTE DI PERSONALIT
À
: chi ne soffre tende ad evitare assolutamente tutte le situazioni sociali per timore dei giudizi negativi, presentando quindi una marcata timidezza ed introversione;
  • DISTURBO DIPENDENTE DI PERSONALIT
    À
    : chi ne soffre percepisce un forte bisogno di essere accudito e supportato da parte degli altri, delegando pertanto ad essi tutte le proprie decisioni;
  • DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO DI PERSONALIT
    À
    : il soggetto che ne soffre presenta una marcata tendenza alla precisione e al perfezionamento, una grandissima preoccupazione per l’ordine e una ricerca continua di avere il controllo su ciò che accade.

Tutti i disturbi di personalità devono essere trattati con la psicoterapia; quella cognitivo-comportamentale ad indirizzo costruttivista a medio e lungo termine sembra, dai risultati basati sulle evidenze, dare riscontri apprezzabili.
DISTURBI DELLA SFERA SESSUALE E PARAFILIE
I disturbi sessuali rappresentano una vasta e differente categoria che, sulla base di più recenti classificazioni, si suddivide in due principali sottogruppi: le disfunzioni sessuali e le parafilie (perversioni sessuali).
Il DSM-IV-TR (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), ingloba nella stessa categoria diagnostica le disfunzioni sessuali, le parafilie e i disturbi dell’identità di genere; questi ultimi sono caratterizzati da una forte identificazione del soggetto con il sesso opposto unita a un costante malessere relativo al proprio sesso.
L’origine dei disturbi sessuali in generale può dipendere d cause di natura organica, patologie funzionali, difficoltà interpersonali o conflitti intrapsichici.

Le disfunzioni sessuali possono essere caratterizzate da:
  • Difficoltà nel compimento dell’atto sessuale, come nel caso del vaginismo, della dispareunia o dell’impotenza;
  • Difficoltà di investimento sulla sessualità, come nella riduzione o assenza del desiderio sessuale;
  • Disturbi dell’orgasmo, come nell’anorgasmia femminile o nell’uomo l’eiaculazione precoce, ritardata o assente.

Le disfunzioni sessuali possono essere così suddivise:
  • DISTURBI DEL DESIDERIO SESSUALE;
  • DISTURBI DELL’ECCITAZIONE SESSUALE;
  • DISTURBI DELL’ORGASMO;
  • DISTURBI DA DOLORE SESSUALE;
  • DISFUNZIONE SESSUALE CAUSATA DA UNA CONDIZIONE MEDICA GENERALE;
  • DISFUNZIONE SESSUALE INDOTTA DA SOSTANZE (ALCOL, DROGHE, FARMACI…);
  • DISFUNZIONE SESSUALE NON ALTRIMENTI SPECIFICATA.
DIPENDENZA PATOLOGICA
La presenza di un disturbo correlato a sostanze si caratterizza per un uso continuativo nonostante l’insorgenza di sintomi cognitivi, comportamentali e fisiologici che producono un grado elevato di difficoltà.
Un aspetto ulteriore della dipendenza patologica è dato dall’alterazione neuronale che il consumo continuativo provoca e che si può manifestare talvolta anche dopo la disintossicazione, con frequenti ricadute e con il fortissimo desiderio di assumere di nuovo la sostanza.
Le dipendenze patologiche sono caratterizzate da comportamenti tipici, i quali rientrano nei seguenti criteri:
 
a) Riduzione della capacità di controllo sull’uso della sostanza
  • Il soggetto ne fa un uso eccessivo;
  • Il desiderio di smettere o ridurne l’uso si alterna a tentativi fallimentari;
  • L’individuo impiega un enorme tempo a reprire la sostanza, usarla e riprendersi dai suoi effetti;
  • Presenza di “carving”, ovvero intenso desiderio della sostanza che può palesarsi in qualsiasi momento.

b) Compromissione dell’efficacia sociale
  • Incapacità di portare a termine qualsiasi compito ad obiettivo, che sia a casa, a scuola o nella professione;
  • La sostanza viene usata continuativamente, nonostante complichi e aggravi i già presenti problemi interpersonali o sociali;
  • Il soggetto tende a ritirarsi dalla vita familiare o di coppia o ludica per fare uso della sostanza.

c) Utilizzo rischioso della sostanza
  • Il soggetto ne fa uso in situazioni rischiose (ex. alla guida);
  • Il consumo non viene interrotto, nonostante causi o aggravi ulteriormente problematiche fisiche e psicologiche;
  • Il soggetto risulta incapace di astenersi dalla sostanza, nonostante le difficoltà e la pericolosità generate dal consumo stesso.

d) Aspetti farmacologici
  • Tolleranza: gli effetti desiderati non vengono più raggiunti grazie all’utilizzo della stessa quantità di sostanza, tanto da presentarsi la necessità di aumentare continuamente le dosi.
  • Astinenza: quando la quantità di sostanza presente nel sangue o nei tessuti del soggetto decresce, si presentano vari sintomi, che variano a seconda del tipo di sostanza e sono particolarmente forti e intensi per alcol, oppioidi, ansiolitici, ipnotici e sedativi.

In genere, un disturbo indotto da sostanze include sintomi da astinenza e intossicazione.
 
I criteri che soddisfano l’intossicazione determinano, di solito, un’alterazione temporanea delle capacità cognitive e delle abilità comportamentali. Tra i sintomi più frequenti: alterazioni della percezione, del pensiero, dell’attenzione, della capacità di giudizio, dell’attività psicomotoria e delle modalità interpersonali, disturbi del sonno.
L’assunzione in quantità eccessiva di qualsiasi tipo di droga pota ad un’intensa attivazione cerebrale della ricompensa, sistema che in condizioni normali si attiva in risposta a stimoli naturali, rappresentando una fonte di gratificazione per l’individuo. L’uso continuativo della sostanza porta, al contrario, tale sistema ad attivarsi solo in risposta ad essa e non ad alti stimoli, portando l’individuo a trascurare tutte le attività che non portino all’ottenimento della sostanza stessa.
NUOVE DIPENDENZE
Le nuove dipendenze (“new addictions”) comprendono tutte quelle nuove forme di dipendenza che non implicano l’uso di alcuna sostanza chimica.
Il soggetto può essere dipendente da un comportamento o da un’attività lecita e socialmente accettata (come fare acquisti, lavorare, navigare su internet, giocare etc.) ma agita con modalità parossistiche e compulsive, tanto da necessitare di metodi di intervento, cura o terapia.
Le nuove dipendenze sono favorite dalla veloce innovazione tecnologica, che da una parte genera senso di vuoto, noia o stress e dall’altra stimola la ricerca di un gratificazione immediata, creando i bisogni e gli strumenti per soddisfarli.
Con il termine inglese “addiction” si intende una condizione generale in cui la dipendenza psicologica porta alla ricerca compulsiva dell’oggetto, senza il quale l’esistenza dell’individuo perde di significato. Questo rappresenta, per il soggetto, una modalità illusoria di superamento della sofferenza psichica e perdita di contatto con i propri stati emotivi profondi e interiori.

Esistono alcune analogie che accomunano le dipendenze comportamentali con quelle determinate dall’uso di sostanze:
 
  • La sensazione crescente di tensione che precede l’inizio del comportamento (“carving”);
  • L’impossibilità di resistere all’impulso di mettere in atto il comportamento (compulsività);
  • Piacere e sollievo al momento della messa in atto del comportamento;
  • Sensazione di perdita di controllo;
  • Impossibilità di bloccare il comportamento, nonostante sia foriero di conseguenze sempre più negative.
 
Tra le nuove dipendenze, possiamo annoverare un numeroso e complesso gruppo di dipendenze:

  • Dipendenze da lavoro;
  • Shopping compulsivo;
  • Gioco d’azzardo patologico;
  • Dipendenze affettive;
  • Dipendenze tecnologiche;
  • Dipendenze da videogiochi;
  • Dipendenze da cellulare;
  • Dipendenze da internet.
 
Quest’ultime si articolano in una ulteriore serie di dipendenze:

  • Dipendenze da relazioni virtuali;
  • Gioco d’azzardo online;
  • Dipendenza da eccessive informazioni;
  • Dipendenza da sesso virtuale (“cybersesso”);
  • Ritiro sociale e “Sindrome Hikikomori” (è l’emblema dell’uso distorto di internet, il quale diventa, da utile strumento informativo, mezzo per vivere in un mondo parallelo alternativo a quello reale, chiusi nella propria stanza; si realizza in tal modo un definitivo ritiro sociale e verso se stessi, provocando un investimento massiccio sull’oggetto della dipendenza stessa e causando il totale isolamento dalla realtà).
DISAGIO ADOLESCENZIALE
L’adolescenza è una fase del ciclo di vita che rappresenta un periodo di passaggio dallo stato di bambino a quello di giovane adulto. Tale transizione prevede un’evoluzione costante e veloci modificazioni che spesso, dall’esterno, possono essere interpretate come disequilibrio, instabilità, volubilità.
L’adolescente è pieno di dubbi su se stesso, sulle relazioni interpersonali, sulle modificazioni del proprio corpo, sui conflitti con le figure parentali.
Le modificazioni del rapporto con se stessi e con gli altri sono, a volte, così veloci da creare una sorta di disequilibrio, in cui tutto sembra incerto e tutto viene messo in discussione.
Fondamentalmente i ragazzi sono protagonisti consapevoli di cambiamenti enormi che li riguardano e sono alla costante ricerca di attribuire un senso alle modificazioni che percepiscono.
I passaggi fondamentali sui quali si evolve la crescita degli adolescenti e sui quali possono strutturarsi sintomi disfunzionali sono relativi a:
  • Acquisizione di una identità personale ben precisa, che permetta all’adolescente di percepire se stesso come autonomo dalle figure genitoriali, portatore di credenze, valori e motivazioni proprie e specifiche;
  • Consolidamento di un’identità sessuale e di genere: le trasformazioni del corpo, la maturazione degli organi genitali creano sempre più il bisogno di implementare i comportamenti che caratterizzano il genere sessuale nel quale l’adolescente si identifica;
  • Identità sociali e relazioni interpersonali con i coetanei: il senso di appartenenza ad un gruppo permette di attutire il disagio della disarmonia della crescita e del dubbio; in queste situazioni si possono verificare difficoltà che è necessario valutare;
  • Accettazione del corpo che cambia: l’immagine viene messa in crisi dai cambiamenti della pubertà e il corpo trasformato può diventare uno spazio estraneo sul quale far convogliare eventuali conflitti (disturbi alimentari, abuso di sostanze, gravidanze precoci).

SEGNALI DI DISAGIO DA COGLIERE
Parliamo di segnali di stati di sofferenza la cui pervasività va valutata caso per caso. I più frequenti sono:
  • DISFUNZIONI ALIMENTARI (eccesso o rifiuto del cibo);
  • CONFLITTUALIT
    À
    ESASPERATA CON I GENITORI;
  • CRISI DI IDE
    NTIT
    À
    ;
  • PROBLEMI SCOLASTICI (rifiuto dello studio);
  • DIFFICOLT
    À
    A RICONOSCERE CHIARAMENTE I PROPRI OBIETTIVI DI VITA;
  • ECCESSIVE SOFFERENZE SENTIMENTALI (con senso di abbandono, percezione di non essere amabili ecc.);
  • ISOLAMENTO SOCIALE;
  • DISAGIO NEI CONFRONTI DEL PROPRIO CORPO (mi vedo brutto/a, troppo grasso, troppo magro, ecc.);
  • DUBBI SULL’IDENTIT
    À
    SESSUALE (paura di essere gay o lesbica, penso alle persone del mio stesso sesso, ecc.);
  • OSSESSIONI E COMPULSIONI (pensieri ripetitivi e incontrollabili);
  • AUTOLESIONISMO (pensieri suicidali, vomito, tagli sul corpo, ecc.);
  • REAZIONI PSICOSOMATICHE (in assenza di cause organiche: mal di testa, mal di stomaco, coliti spastiche, ecc.);
  • AGGRESSIVIT
    À
    E RABBIA INCONTROLLATA;
Questi aspetti non vanno considerati patologici, ma non vanno neppure trascurati.

Per le figure parentali, in questa fase, la difficoltà maggiore sta nel mantenere la giusta distanza e gli adeguati confini con il figlio adolescente.
Spesso i genitori si trovano in enorme affanno rispetto a questi segnali, pertanto può risultare utile fornire loro strategie alternative e strumenti più idonei per affrontare le difficoltà relazionali con il figlio adolescente.
Al contrario, ci possono essere casi in cui è necessario accedere ad una consulenza specialistica, la quale può avere lo scopo di “chiarire la domanda”, valutare la gravità dei problemi emersi e stabilire un percorso terapeutico strategico che sia di supporto all’adolescente e alla coppia genitoriale ad affrontare il disequilibrio della fase di passaggio dall’infanzia all’età adulta.
Lo psicoterapeuta, in base alle necessità del singolo caso, può ritenere utile un lavoro individuale con l’adolescente e di coordinare gli incontri con i genitori, allo scopo di aiutare il nucleo familiare a esperire nuove e più funzionali modalità di relazione interpersonale.

Nel caso in cui l’adolescente si renda indisponibile è importante, comunque, che lo psicologo fornisca il giusto supporto ai genitori e li aiuti nella ricerca di nuove e più efficaci strategie comunicative.
INTERVENTI PSICOLOGICI SULLA GENITORIALITÀ
La genitorialità rappresenta un compito estremamente complesso, che ingloba sia aspetti individuali, inerenti alla idea che ciascuno di noi ha di come un genitore deve essere, sia aspetti di coppia, quindi di caratteristiche relazionali che il padre e la madre condividono nello svolgere questo compito.
Essere genitori implica la capacità di essere flessibili e di adottare strategie e modalità di interazione sempre differenti, a seconda dell’età dei figli e delle esigenze espresse.
Tutto questo presuppone che la coppia genitoriale sia sempre in grado di “rivedere” continuamente il proprio stile educativo, adattandolo mano a mano alle varie situazioni.
Nel ciclo di vita dell’individuo, il passaggio alla genitorialità costituisce una fase normativa; la nascita del primo figlio rappresenta la transizione da coppia a triade familiare.

Obiettivi importanti per i neo genitori sono:
  • Prendersi cura del bambino sia dal punto di vista dell’accudimento affettuoso che delle regole da stabilire;
  • Prevedere la creazione di un luogo "sicuro" sia fisico che psicologico per il bambino, modificando contemporaneamente le dinamiche familiari;
  • Sancire confini solidi, ma flessibili e permeabili all’interno e al di fuori della coppia, tanto da far sì che la relazione interpersonale adulto/bambino, o l’ingerenza della famiglia allargata, non vadano a vanificare la relazione adulto/adulto, boicottando l’unione tra i partner;
  • Riuscire ad equilibrare, durante la crescita del figlio, imposizioni e concessioni educative, sulla base delle sue necessità di separazione ed individualità orientate verso una acquisizione di autonomia.

L’esecuzione di tutti questi compiti fondamentali non è sempre di facile risoluzione, soprattutto nelle famiglie “multiproblematiche”.
Nelle famiglie che presentano delle criticità, così come in quelle separate, ricostituite, monoparentali, il sostegno alla genitorialità può rappresentare un valido fattore produttivo, sia per una crescita sana e senza traumi dei figli sia per un buon proseguimento del ruolo parentale.
Tali interventi sulla genitorialità hanno l’obiettivo preventivo di andare a fare leva sul bagaglio e il patrimonio di risorse e attitudini che la famiglia a volte non utilizza o non pensa di posseder, proprio a causa del periodo critico che sta attraversando.

Dr.ssa Sarli Rosanna - Sostegno alla genitorialità

Le sedute, sono tenute nelle forme di:
terapia individuale;
terapia di coppia;
terapia familiare.

La Dr.ssa Sarli effettua inoltre:
Supervisione ai colleghi


Dr.ssa Sarli Rosanna - trattamento dei disturbi affettivi e di personalità

A.T.C. (Associazione di Terapia Cognitiva) - Multiverso
Via degli Scipioni, 245 - 00192 Roma
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